BARCHE
"Mandavano gli zek anche a Vorkuta su grossi barconi fino ad Ad'zvavom, da lì si raggiungeva il punto di smistamento di VorkutLag ed era a un passo da Ust'-Usa: una decina di giorni con le chiatte; sono piene di pidocchi, e la scorta permette di salire in coperta a uno a uno e scuotersi da dosso i parassiti nell'acqua.
Anche i trasferimenti con barche non erano diretti, venivano interrotti, ora trasbordavano i detenuti su altre barche, ora costringendoli a trascinarle, ora percorrendo certi tratti a piedi.
[...] Questi fiumi scorrono direttamente a nord, i barconi erano panciuti, capaci, e solo così fu possibile trasferire tutta quella grigia massa dalla Russia viva al Settentrione dove non c'è vita.
Buttavano gli uomini nell'ampio truogolo del barcone e là giacevano, alla rifusa, muovendosi come granchi in una cesta.
A volte la massa era trasportata all'aperto, a volte veniva coperta con un telone, sia perché non fosse visibile, sia per farle meglio la guardia, non certo per ripararla dalle piogge."
pagina 572, terzo capitolo ("Carovane di schiavi") della seconda parte ("Moto perpetuo").
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